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Premio Letterario Nazionale Poesia a Chiaromonte 2024-2025

Ultimo aggiornamento: 12 Novembre 2025
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:

Comunichiamo a tutti i partecipanti della X edizione del Premio Letterario Nazionale Poesia a Chiaromonte, che l’associazione culturale “Il sorriso”, promotrice del Premio, ha deciso di posticipare di un anno questa edizione del Premio, per garantire una maggiore partecipazione di Poeti e Scrittori, senza variazione di tema e di regolamento.
Pertanto si ritengono ufficialmente acquisiti i racconti e le poesie già pervenuti e quelli che arriveranno nell’arco temporale compreso fra la data odierna e il 30 maggio 2025.



  • Aggiornamento del 06-06-2025 stiamo ricevendo gli ultimi elaborati inviati a mezzo posta, a breve il materiale anonimo verrà inviato alla Giuria del Premio.

  • Aggiornamento del 16-06-2025 la Giuria ha iniziato la valutazione delle Opere pervenute.

  • Inviata in data 26-09-2025 la bozza dell’antologia agli autori ammessi – La comunicazione di ammissione all’antologia che raccoglierà le migliori opere in concorso è stata inviata in data 30-06-2025

  • La Giuria rende noti i risultati in data 23-07-2025.

  • La proclamazione dei vincitori e dei segnalati, con la consegna dei relativi premi e riconoscimenti, si è svolta pubblicamente Presso il Museo Ludovico Nicola Di Giura a Chiaromonte (Potenza) sabato 23 agosto nell’ambito del XV Memorial “Luigi Viola”. Tutti i premiati sono stati tempestivamente avvisati.

  • Risultati

    Risultati Premio Letterario Nazionale Poesia a Chiaromonte 2024-25


    La Giuria della 10^ edizione del Premio Letterario Nazionale Poesia a Chiaromonte 2024-25, composta da:


  • Giuseppe Suriano (Docente e scrittore) Presidente della giuria
  • Angelomauro Calza (Giornalista, scrittore)
  • Maria Luisa De Marco (libraia)
  • Vincenzo Diego (Scrittore)
  • Nicoletta Fanuele (scrittrice)


    dopo attenta analisi delle opere pervenute, rende nota la rosa dei premiati di questa edizione.


    Premio Chiaromonte Premiati sezione A Poesia:


  • Opera 1^ classificata «Naufragio» di Luciana Battista, Gorgonzola MI.
    Vince Euro 150,00 – Targa di riconoscimento – Attestato di merito – Buono valido per avere 20 copie in omaggio in caso di pubblicazione di un proprio libro con la Casa Editrice Montedit – Pubblicazione dell’opera premiata sull’antologia del Premio e su internet www.club.it Questa la motivazione della Giuria: «La poesia colpisce per la sua costante tensione espressiva.
    Nei primi versi domina un accento tragico e quasi pacato, di silenzio impietoso, ma poi, in un crescendo continuo, dalla silenziosa immagine di morte si eleva, nell’ultimo verso, la potenza straziante e viva del grido della madre.
    Con l’autore sentiamo allora tutta la potente verità dell’avvenimento, forse sentiamo anche un po’ del suo dolore.
    La poesia commuove e avvicina anche a un senso di responsabilità per una morte che ha origine sì nel “mare nemico”, ma soprattutto nell’indifferenza umana».


  • Opera 2^ classificata «Lacrima» di Rosanna Bianchi, Castelletto sopra Ticino NO


  • Opera 3^ classificata «Lontananza» di Giacomo Giannone, Torino TO


  • Opera 4^ classificata «Amica sleale» di Roberta Alberti, Calvello PZ


  • Opera 5^ classificata «Assenza» di Maria Rosaria Virgallita, Noepoli PZ


  • Opera 6^ classificata «Un mondo balla step» di Liliana Paisa, Fabriano AN


  • Opera 7^ classificata «Il linguaggio dell’anima» di Maggiorina Tassi, Fonte Nuova RM


  • Opera 8^ classificata «Luce» di Luigi Losa, Cerro Maggiore MI


  • Opera 9^ classificata «Noi» di Luca Benedetti, Valmadonna AL


  • Opera 10^ classificata «Bambina» di Anna Felicetta Cosentino, Lauria PZ


    Vincono Attestato di merito – Buono valido per avere 20 copie in omaggio in caso di pubblicazione di un proprio libro con la Casa Editrice Montedit – Pubblicazione dell’opera premiata sull’antologia del Premio e su internet www.club.it




    Premio Chiaromonte Premiati sezione B Poesia Dialetto:


  • Opera 1^ classificata «U tramont ra vita» (Il tramonto della vita) di Vincenzina Votta, Marsiconuovo PZ.
    Vince Euro 150,00 – Targa di riconoscimento – Buono valido per avere 20 copie in omaggio in caso di pubblicazione di un proprio libro con la Casa Editrice Montedit – Attestato di merito – Pubblicazione dell’opera premiata sull’antologia del Premio e su internet www.club.it
    Questa la motivazione della Giuria: «La poesia ci immerge, con la semplicità e la concretezza della lingua dialettale, nel dramma dell’invecchiamento.
    In bilico tra la consapevolezza di una profonda eredità umana e la difficoltà a trovare un senso al proprio presente, si articolo questo “quadretto” umano che unisce compiutamente saggezza e tristezza».


  • Opera 2^ classificata «Latuorn d’ammor» (Cantilena d’amore) di Piera Caivano, Picerno PZ


  • Opera 3^ classificata «Teng nu pes sop u core» (Ho un peso sopra il cuore) di Piera Caivano, Picerno PZ


  • Opera 4^ classificata «U paìsë mië» (Il mio paese) Giuseppe Sassano, Chiaromonte PZ


    Vincono Attestato di merito – Buono valido per avere 20 copie in omaggio in caso di pubblicazione di un proprio libro con la Casa Editrice Montedit – Pubblicazione dell’opera premiata sull’antologia del Premio e su internet www.club.it




    Premio Chiaromonte Premiati sezione C Narrativa:


  • Opera 1^ classificata «Posto 42» di Endi Hasho, Taranto TA.
    Vince Euro 150,00 – Targa di riconoscimento – Attestato di merito – Buono valido per avere 20 copie in omaggio in caso di pubblicazione di un proprio libro con la Casa Editrice Montedit – Pubblicazione dell’opera premiata sull’antologia del Premio con assegnazione di 1 copia gratuita e su internet www.club.it
    Questa la motivazione della Giuria: «Posto 42 è un racconto che svela la profondità del sentimento umano con una delicatezza rara, intrecciando nostalgia, attesa e speranza in una narrazione che riesce a toccare l’anima. La scrittura è sofisticata, ricercata e densa di immagini evocative che dipingono con intensità il paesaggio emotivo della protagonista.
    Il racconto celebra la bellezza dell’attesa e della speranza, riuscendo a trasformare l’ordinario (una stazione ferroviaria, un treno) in uno scenario carico di emozioni e significati profondi. Le parole sono state scelte con cura e con abilità nel mescolare il passato e il presente. Questi elementi rendono Posto 42 una narrazione che colpisce per la sua capacità di evocare emozioni universali: il desiderio, la perdita e la ricerca di senso in un mondo che spesso sembra dimenticare il valore delle cose semplici.
    Il premio va al racconto Posto 42 per la sua capacità di far riflettere sul valore del tempo, della memoria e dei legami, trasportando il lettore in un viaggio emotivo che lascia un’impronta indelebile nel cuore. Un’opera che si distingue per la sua grazia narrativa e la potenza dei sentimenti che sa esprimere con straordinaria eleganza».


  • Opera 2^ classificata «La ballerina e il patriarca» di Giuseppe Raineri, Bergamo BG


  • Opera 3^ classificata «Quando sei tornata» di Maria Rosaria Virgallita, Noepoli PZ


  • Opera 4^ classificata «Una bella vita» di Serenella Corsetti, Roma RM


  • Opera 5^ classificata «Enea, o della felicità» di Monica Fiorentino, Meta NA


  • Opera 6^ classificata «Gli occhi di Eleonora – Storia di una badante» di Renato Attolini, Busto Arsizio VA


    Vincono Attestato di merito – Buono valido per avere 20 copie in omaggio in caso di pubblicazione di un proprio libro con la Casa Editrice Montedit – Pubblicazione dell’opera premiata su internet www.club.it




  • La proclamazione dei vincitori e dei segnalati, con la consegna dei relativi premi e riconoscimenti, si è svolta pubblicamente Presso il Museo Ludovico Nicola Di Giura a Chiaromonte (Potenza) sabato 23 agosto nell’ambito del XV Memorial “Luigi Viola”. Tutti i premiati sono stati tempestivamente avvisati.


    Ore 18:00 – Premiazione X edizione “Premio Poesia a Chiaromonte”


    
Ore 19:30 – Estrazione premi Riffa “Il Sorriso”


    I premiati sono stati tempestivamente avvisati.


    Associazione il Sorriso Chiaromonte (PZ)

  • Opere vincitrici



    Luciana Battista


    Opera 1^ classificata


    Naufragio


    Scarpe, vestiti
    Poveri stracci
    Brandelli di vita


    Distesa di teli bianchi
    Sulla battigia
    A coprire volti innocenti 


    Figure sbiadite
    Avvolte da scialli
    Offerti da mani pietose


    Sguardi smarriti, attoniti
    Volti senza più lacrime…
    Ancora l’orrore negli occhi 


    Rivolti a quel mare nemico
    Che ha infranto per sempre
    Il sogno di un mondo migliore


    …E nel silenzio irreale
    Il grido straziante di una madre
    Che disperata ripete quel nome



    Rosanna Bianchi


    Opera 2^ classificata


    Lacrima


    Ho cullato una lacrima indecisa.
    Stava sospesa tra le righe del tempo
    con fare timido, timoroso,
    di chi non vuol mostrarsi
    e, come il sole al tramonto,
    sembrava indugiare.
    Come l’inverno dell’anima
    che non cede al suo gelo,
    la lacrima discreta
    di un anziano solo.



    Giacomo Giannone


    Opera 3^ classificata


    Lontananza


    Quando cala la sera umida di nebbia
    i passanti sulla via sembrano fantasmi
    allora ti cerco, padre, per non smarrirmi.
    Sento i tuoi passi seguirmi trepidanti
    e vedo i tuoi occhi acuti penetranti
    fermi sulla soglia della casa nostra.


    Ora io sto sull’Elsa appena illuminata,
    arcate ampie, brillio di luci sul greto
    d’acque correnti, calpestio di gente
    sul ponte, fruscio d’erba sulle sponde,
    c’è la tua ombra muta accanto la mia,
    attenta, pronta a guidare il mio cammino.


    C’è rimescolio di tenerezza nel cuore la sera,
    malinconia di cose passate e desiderio,
    tanto desiderio della mia terra lontana.



    Roberta Alberti


    Opera 4^ classificata


    Amica sleale


    Indossi una maschera
    a tutte le ore:
    falsi sorrisi,
    false parole,
    falso l’amore
    che è nel tuo cuore.


    Io non ti biasimo
    se non ne conosci il valore.
    Un’amica leale
    non dovrebbe far male,
    non dovrebbe tradire,
    tanto men pugnalare;
    in pochi secondi
    si püò fare male.


    Ma tu non comprendi
    i valori essenziali:
    stima e rispetto
    son da donare
    a sé stessi e agli altri,
    se li sai provare.


    Cara amica sleale
    non ti arrabbiare,
    la “licenza poetica”
    ti potrà fare male
    ma è l’unico modo
    per farti capire
    che devi cambiare.




    Maria Rosaria Virgallita


    Opera 5^ classificata


    Assenza


    Nome inciso nell’assenza,
    ti dissolvi nel gesto che rinuncia.
    La luce non mi riconosce,
    sorgente muta nello sguardo.
    Senza il tuo volto
    i sogni son pietra
    e giorni resa senza lotta.
    Tutto è lieve
    con te muro e ponte,
    quell’abisso senza altezza.
    Tutto è vano
    come la fede, il tuo silenzio che cammina.
    Senza di te,
    ti direi felice,
    mi direi persa.




    Liliana Paisa


    Opera 6^ classificata


    Un mondo balla step


    Un mondo balla step su altro mondo,
    nel cuore disegnato sull’asfalto,
    dentro la vita rimasta nei dipinti.
    Balla nella polvere sottile
    con eleganza del riccio ignorato.
    Nessuno suona il violino.
    Nessuno suona il piano.
    Una lacrima rode la carne
    di chi non ha più la materia del cielo.
    Si tace dentro il grido dell’altra
    finché le parole si scrivono da sole
    nelle vittorie immaginate.
    Un mondo balla step sulle rovine di un altro
    e non ricorda il nome delle madri.




    Maggiorina Tassi


    Opera 7^ classificata


    Il linguaggio dell’anima


    C’è uno spazio immenso,
    nelle distese del mio cuore
    che puoi riempire di dolcezza,
    se la riversi ancora,
    offerta, goccia a goccia.


    Sono baciata dal sole
    quando i tuoi occhi amorevoli
    si posano su di me,
    mi guardi e mi scopri,
    come ti apparissi per la prima volta.


    Si accendono di scintille,
    si ravvivano le tue pupille,
    rivelando amore e tenerezza,
    se mi proteggi e mi scaldi,
    con abbracci senza neppure una carezza.


    Ho imparato il linguaggio dell’anima,
    che conosce pensieri accennati,
    note sfiorate, bisbigli e palpiti,
    parole silenziose, desideri nascosti,
    segnali arcaici in codici segreti.


    Riempio cornucopie di emozioni
    raccolgo ondate di vita sussurrate,
    ora che so ascoltare una foglia,
    che, al solletico del vento, ride
    e un petalo di peonia che sospira e cade.




    Luigi Losa


    Opera 8^ classificata


    Luce


    La luna squarcia il cielo con la sua luce
    in una fredda serata invernale.


    La bruma la vuole celare
    con il suo manto oscuro.


    Ma la luce, seppur lontana, la penetra
    portando certezza del nuovo mattino.




    Luca Benedetti


    Opera 9^ classificata


    Noi


    Il tempo mi ha guarito
    Io mi sono guarito
    Ho riguardato vecchie foto col sorriso
    Ora siamo il ricordo di un film vissuto
    Né amici né nemici
    né amanti né conoscenti
    Né fidanzati né corteggiati
    Siamo esseri umani che si sono amati
    come foglie d’autunno che non cadono
    Siamo la forza dell’amore rinchiusa in una foto
    l’alchimia ricercata negli occhi degli altri
    la storia d’amore mai raccontata nei romanzi
    Siamo il pensiero di una notte nostalgica
    e fumo di emozioni che vola via dopo qualche istante
    Siamo colori sbiaditi dai giorni
    e disegni di un’immagine sfuocata
    rumore di sguardi sovrastati da un silenzio perpetuo
    Siamo la poesia che rileggeresti per commuoverti
    Siamo la nostra miglior alba rapita da un tramonto in fuga
    Siamo il sole di un giorno d’estate investito dal calar della notte
    Siamo il tempo trascorso dell’amore invecchiato
    e il ricordo stampato di due anime compagne




    Anna Felicetta Cosentino


    Opera 10^ classificata


    Bambina


    Prendi la vita con leggerezza
    bambina.
    Osserva il cielo limpido,
    senti la brezza sul tuo volto.
    Continua ad essere bambina
    non rinunciare mai allo stupore,
    prendi la vita con leggerezza
    e non portare macigni sul cuore.
    Leggera ma non superficiale,
    capirai vivendo quel che davvero vale.
    Riempi a poco a poco questo pozzo senza fondo
    capirai che sei tu a creare il tuo mondo.
    Aggiungi un pizzico di accettazione
    una manciata d’amor proprio e di poesia
    inforna tutto, respira a pieni polmoni
    segui questa ricetta per creare la magia.
    Ciò che manca a volte è il coraggio di
    spingerci oltre
    fino a sfidare la sorte;
    ma tu prova a volare bambina,
    con consapevolezza guarda il sole,
    capirai che ci sono mille modi per splendere.




    Vincenzina Votta


    Opera 1^ classificata vernacolo


    U tramont ra vita


    t’ ne stai assttat
    cu a cap chicata,
    sopa na seggia imbagliata
    nu truov chiù piacer
    nu tien chiù dover
    vers na vita,
    ca inda nu mument è tramuntata
    Cu a man trmenn
    t tuocch u front
    cumm, si vuliss cancellà, u iang ri pnsier
    cumm, si vuliss assuccà, ra i rugh u suror
    e cuont i uiourn, l’ora e i minut
    r nu rolog ca sul p’tè s’è frmat,
    e asppiett nu npot, p cuntà nu cunt
    ca è gia cuntat
    pchè a memoria tu si mparat,
    pur si a memoria t’ ha abbandunat


    È lassat e figl nu trsor assai r valor:
    nu sorris tal e qual o tuo,
    l’uocch ru stess culor,
    u stess mod r cammnà,
    u stess mod r parlà,
    e vuliss ra ancora nu cunsgl
    ma mo si tu u figl,
    e nun u puoi chiù cangià
    Mo, si figl r i figl toi!


    Questa è a vita,
    si gira bona a rota
    s nasc e s mor
    criatur….




    Traduzione


    Il tramonto della vita


    Te ne stai seduto,
    col capo chino,
    sopra una sedia di paglia,
    non trovi più piacere
    non hai più doveri
    verso una vita
    che in un un momento è tramontata.
    Con la mano tremolante
    ti tocchi la fronte,
    come, se volessi cancellare, il bianco dei pensieri,
    come, se volessi asciugare, dalle rughe il sudore,
    e conti i giorni, le ore, e i minuti
    di un orologio, che solo per te si è fermato,
    e aspetti un nipote, per raccontare un racconto,
    che hai già raccontato,
    perché a memoria lo hai imparato,
    Pure se la memoria ti ha abbandonato.


    Hai lasciato ai figli un tesoro
    di grande valore:
    un sorriso tale e quale al tuo,
    gli occhi dello stesso colore,
    o stesso modo di camminare,
    lo stesso modo di parlare,
    e vorresti ancora dare un consiglio,
    ma adesso sei tu il figlio,
    e non lo puoi più cambiare.
    Adesso sei figlio dei tuoi figli!


    Questa è la vita,
    se gira bene la ruota,
    si nasce e si muore
    Bambini…




    Piera Caivano


    Opera 2^ classificata vernacolo


    Latuorn d’ammor


    Addo vaj
    Mo veng
    Addo si jut
    So mnut


    Ind a rug
    a femmn vstuta neur
    man man camin
    spadd dritt e cor spandcat.


    Addo vaj
    Mo veng
    Addo si jut
    So mnut
    A femmn alazz u pass
    e risponn sfastdiat.


    Addo vaj
    Mo veng
    Addo si jut
    So mnut
    So mnut.
    T Stacij asptenn.




    Traduzione


    Cantilena d’amore


    Dove vai
    Adesso vengo
    Dove sei andata
    Sono venuta.


    Nel vicolo
    una donna vestita di nero
    cammina svelta
    spalle dritte e cuore smanioso.


    Dove vai
    Adesso vengo
    Dove sei andata
    Sono venuta.
    La donna allunga il passo
    e risponde infastidita.


    Dove vai
    Adesso vengo
    Dove sei andata
    Sono venuta.
    Sono venuta. Ti stavo aspettando.




    Piera Caivano


    Opera 3^ classificata vernacolo


    Teng nu pes sop u cor


    Teng nu pes sop o cor
    e psant assai
    pes come u maton
    ca l’antich ausavn
    p s caglndà ind viern
    quann u’fridd di lnzol
    t pentr in da l’oss come lagan ngruscuat.


    Teng nu pes sop o cor
    è manganza d’ammor.
    Ten nu pes sop o cor
    pchè teng nu dfiett
    quann vogl ben
    vogl ben assai.

    Teng nu pes sop o cor
    nun se allgrut
    e torn ndret
    pa Via Nov
    semb p nu pes sop u cor.




    Traduzione


    Ho un peso sopra il cuore


    Ho un peso sopra il cuore
    è molto pesante
    pesa come il mattone
    che gli antichi usavano
    per riscaldarsi in inverno
    quando il freddo delle lenzuola
    ti penetra dentro le ossa come sfoglie di pasta indurite.


    Ho un peso sopra il cuore
    è mancanza d’amore.
    Ho un peso sopra il cuore
    perché ho un difetto
    quando voglio bene
    voglio molto bene.


    Ho un peso sopra il cuore
    non si è alleggerito
    e torno indietro
    per la Via Nuova
    sempre con un peso sopra il cuore.




    Giuseppe Sassano


    Opera 4^ classificata vernacolo


    U paìsë mìë


    Chiërëmòndë,
    stu paìsë pë mè iè u chiù bèllë,
    tènë tandë cosë
    ca fà ‘nnammurà tuttë chìllë ca vènënë quàe.
    Com’iè bruttë u vièrnë però,
    nòn c’è nësciùnë ‘ngirë,
    nòn së movë na fràschë.
    A chiàzzë òn è mæië stætë accussì,
    ‘ndi strittulë na votë c’erë tand’armonìë,
    mo më cë venë a chiangë u corë mië!
    ‘Ndi bar quàttë gattë,
    së guàrdënë ‘nvaccë l’unë cu l’atë.
    E i giuvënë addò sò?
    M’arrëcordë na votë,
    iëssièmmë sènzë dë n’arrëcurdàe dë turnàe a la cæsë,
    ‘nda chiazzòllë a në rëcrëiàe.
    I non credë ca së n’ænë iutë,
    sarànnë ‘nghiusë ‘nda cæsë a studiàe,
    l’atë ‘ngirë pë l’atë paìsë,
    e parècchië chi a studiàe e chi a fatëgàe lundanë.
    Ma pò tornënë a Chiërëmòndë pi fièstë dë Natælë,
    Pàschë e a staggiònë
    pë vënì a truvàe amìcë e parièndë.
    Nu paìsë cuiètë,
    ca pærë na mundagnë
    e attuòrnë paìsë e mundagnë
    ca në fænë da chërònë!
    Chiërëmòndë,
    quand’iè bèllë stu paìsë,
    pure goië, cræië, pëscræië
    e lu iuòrnë apprièssë purë.




    Traduzione


    Il mio paese


    Chiaromonte,
    questo paese per me è il più bello,
    ha tante cose
    che fa innamorare tutti quelli che vengono qua.
    Com’è brutto d’inverno però,
    non c’è nessuno in giro,
    non si muove una foglia.
    La piazza non è mai stata così,
    nei vicoli una volta c’era tanta armonia,
    ora mi ci piange il cuore mio!
    Nei bar quattro gatti,
    si guardano in faccia l’uno l’altro.
    E i giovani dove sono?
    Mi ricordo una volta,
    uscivamo senza ricordarci di ritornare a casa,
    nella piazzolla a divertirci.
    Io non credo se ne siano andati,
    saranno chiusi in casa a studiare,
    altri in giro per altri paesi
    e molti chi a studiare e chi a lavorare lontano.
    Ma poi tornano a Chiaromonte per le feste di Natale,
    Pasqua e la stagione
    Per venire a trovare amici e parenti.
    Un paese tranquillo,
    che sembra una montagna
    e attorno paesi e montagne
    che ci fanno da corona!
    Chiaromonte,
    quanto è bello questo paese,
    pure oggi, domani, dopodomani,
    e i giorni successivi pure.




    Endi Hasho


    Opera 1^ classificata Sezione Narrativa


    Posto 42


    Ho trovato il primo biglietto pochi giorni prima del Natale di quell’anno.
    “Manca ogni parte di te, mia dolce I. Tuo, A.”
    Non c’era scritto altro. Poche tracce dipinte con cura su un foglio di carta color sabbia che profumava di bosco. Il foglietto era ripiegato con cura, racchiuso in una piccola busta chiara e infilato nello sportellino del mio bracciolo.
    Il mio bracciolo, quello che mi accoglieva ogni mattina nel cuore dell’alba, mentre la stazione era ancora sospesa tra blu intenso e nuvole e arancioni, mentre i treni sonnecchiavano pigri, le loro linee dure sfumate dalla bruma del mattino.
    Da sola, nel vagone silenzioso, immersa nella quiete ancora non violata dai freddi neon, ho spalancato il ventre del bracciolo per infilarci la custodia dei miei occhiali. E la piccola busta era lì, bagnata a intermittenza dalle pigre luci natalizie che ingentilivano la pensilina.
    L’ho letta, l’ho riposta nuovamente nel suo guscio, l’ho riletta ancora. I miei occhi guizzavano oltre la sommità dei sedili sgombri. I miei capelli color fuoco si irrigidivano ad ogni suono.
    Che diritto avevo io di leggere quella lettera? Non era certo per me, non avrebbe mai potuto esserlo. Nessuno aveva mai sentito la mancanza di parti di me, del mio naso invadente e bianchissimo, dei miei occhi verdognoli incastonati al centro di un viso umido, delle mie labbra tagliate come due petali dimenticati.
    Ho deciso di non leggerla più, di non eccedere, di non intrufolare le mie zampe nella vita altrui. E poi l’ho letta altre cento volte. Mentre i binari stanchi cigolavano, mentre il respiro pneumatico dei vagoni diventava più intenso, mentre gli annunci gracchianti si facevano largo attraverso le orecchie assonnate, mentre un sorriso tenue colorava la mia bocca pensando ad A.
    Ho deciso di riporla tra le pagine del libro che mi faceva compagnia da qualche giorno, e niente più. Un cimelio, una carineria del destino, una goccia d’acqua in una valle assetata. Solo quello, niente più.
    Poi, mentre la locomotiva prendeva vita e il suo rombo sommesso si faceva largo tra le mie ossa fragili, ho risposto alla lettera con dita furtive.
    Ho strappato un frammento dai miei quaderni e con il cuore roboante ho scritto:
    “Manca ogni tua parola sospinta con delicatezza tra i miei capelli. Sempre tua, I.”
    Il mio sguardo colpevole ha esplorato ogni angolo della cabina che andava pigramente riempiendosi, mentre riponevo la mia risposta in quel piccolo scrigno d’ottone che già apparteneva solo a noi due.

    Il giorno seguente i miei passi aguzzi rimbombavano nel silenzio della stazione ancor prima del solito. Il mio treno era lì, ancora raccolto nelle spire della notte. Anche il mio posto era lì, immobile, incastonato tra il gelido finestrino e la fine del vagone, incredibilmente dettagliato nella penombra densa.
    Mi sono seduta e ho chiesto al mio cuore di smetterla di far così tanto rumore. Ho aperto il mio fedele libro, ho sfiorato il mio telefono privo di notifiche, ho posato una mano sul bracciolo. Il mio sguardo continuava a frugare oltre la fredda vetrata.
    No, non c’era nulla di più interessante in quel momento del capostazione assonnato, del suo viso nascosto tra i vapori di un caffè bollente, dell’enorme orologio che dominava la pensilina con l’ora sempre sbagliata. Nulla, se non quello che le mie dita cercavano frementi.
    Ho aperto lentamente il piccolo bracciolo e lei era lì. La mia piccola busta chiara, il suo profumo netto, le parole scure che si potevano intuire oltre la trama sottile.
    Con gesti lenti, ho aperto il piccolo foglio, lasciando evaporare il suo prezioso contenuto verso il mio viso e lì soltanto.
    “Non c’è inchiostro che possa raccontare quanto la tua risposta mi abbia riempito il cuore, mio dolce destino. Ho temuto di averti persa, chissà dove e chissà quando. Tuo, A.”
    Ho richiuso il bigliettino, l’ho riaperto, l’ho richiuso e l’ho riaperto ancora. Ho accarezzato l’angolo in cui l’inchiostro si era sciolto in piccoli rivoli colorati. Qualcuno aveva versato lacrime dense e calde d’amore su quelle poche frasi.
    Qualcuno le aveva versate per me. Perché no? Non avevo forse anche io il diritto di essere amata da qualcuno, almeno una volta?
    Un frammento di carta tagliato con cura trovò spazio sulle mie gambe, pronto ad accogliere la mia risposta.
    “Sono qui, mia unica forza, sempre qui. Raccontami di te. Tua, I.”
    Ho baciato il piccolo tesoro e l’ho nascosto nel posto più sicuro al mondo. Forse sarebbe stato meglio se avessi indossato del rossetto, o un profumo. Forse aver cura della mia femminilità poteva anche avere un senso, finalmente.

    Con il cuore palpitante, ogni mattina, io e il mio cappotto scuro abbiamo perforato l’umida nebbia del mattino. Io e la mia chioma color ruggine abbiamo attraversato i freddi sottopassaggi deserti, ricercando l’unico luogo al mondo in grado di accoglierci, darci calore, farci sorridere. Il posto 42A, sempre lo stesso, ogni giorno.
    Lì, raggomitolata attorno alle mie adorate lettere, le ho lette tutte. Le ho lette alla luce intermittente delle decorazioni natalizie, le ho lette alla luce dell’alba, le ho lette accarezzando il rilievo dell’inchiostro con la punta delle dita infilate nella borsa durante le lunghe giornate vuote.
    Ho letto della sua nostalgia, delle difficoltà della guerra in terre lontane, dei pasti freddi e dei fucili caldi. Gli ho risposto con petali di rosa stretti tra pagine pallide, labbra rosse stampate su parole rassicuranti, promesse di paziente attesa.
    Ogni mattina, percorsa da una voglia nuova, mi sono alzata e percorso la strada fredda che mi separava dal mio A. Sono stata lì, al suo fianco, anche nei giorni in cui non avevo nessun luogo in cui andare, nessun ufficio da raggiungere o persona da trovare. Non che di quelle prima ce ne fossero. Sono stata lì il giorno di Natale, nel nostro piccolo bozzolo profumato e fuori dal tempo, per fargli i miei auguri più profondi. Sono stata lì il primo giorno dell’anno e anche tutti quelli successivi. E mentre una pioggia gelida e torbida colava lungo il mio finestrino, mi sembrava di vedere il suo volto caldo nella penombra della pensilina.
    Il suo volto serio e dolce sbocciava da una divisa verde scuro. Il volto perfettamente rasato accoglieva un sorriso accennato; i suoi occhi chiari celavano pensieri densi. I suoi capelli profumavano di vento.
    Giorno dopo giorno, alba dopo alba, la nostra stazione si è ammorbidita sempre più. Le rotaie sono diminuite, le corse sono diventate più lente e i vagoni hanno assunto forme più arrotondate. Dolci sbuffi di fumo bianco e denso hanno riempito sempre più il cielo d’inverno. Scarpe di pelle e valigie scure hanno riempito la nostra pensilina tra abbracci, promesse e fazzoletti ricamati.
    Mancava solo il nostro abbraccio. Il nostro, il nostro, il nostro. Mi sembrava già di sentirne il calore, il profumo e la forza vitale. E chissà, forse anche di un bacio. Sì, un bacio come quello dei film, un bacio dolce all’ombra del grande treno borbottante. La mia gonna lunga sospesa tra i flutti del mattino, le sue braccia forti arrotolate come spire premurose attorno a me.
    Poi non ci fu più nessun biglietto, nessuna busta, nessuna lettera.
    Un giorno, forse due. Poi tre, quattro e ancora cinque e sei. Il profumo della pioggia andava svanendo, evaporando tra le mie dita, insieme alla nostra stazione.
    Le luci al neon stavano tornando sempre più fredde e feroci, i sedili di pelle si stavano rivestendo di quell’orribile tessuto grigio. La sua sagoma rassicurante si stava lentamente dissolvendo come un albero di ciliegio nella tempesta.
    E poi, quando la mie pelle era ormai tornata stanca e grigia, lui mi ha scritto ancora.
    “Presto tornerò da te, mia dolce I. La guerra è finita e io devo solo e soltanto a te il fatto di poter essere ancora qui, aggrappato a questa vita con unghie e denti. Perdonami l’assenza prolungata, il viaggia è arduo, ma attraverserei ogni deserto per giungere a te. Tuo, A.”
    Con il biglietto stretto al petto ho urlato di gioia, ho danzato e ho sentito la mia pelle tornare calda. Ho risposto con il volto sospeso tra lacrime e sorrisi, le dita palpitanti.
    In poco tempo, la primavera ha bussato alle porte della nostra vita e noi avevamo finalmente un appuntamento, una data, un giorno in cui ci saremmo finalmente riabbracciati.
    Un giorno dopo l’altro, la nostra stazione è tornata alla sua bellezza originale, ai suoi ritmi lenti, alla musica graffiata. I miei capelli sono diventati biondi e i miei piedi hanno preso a muoversi all’interno di piccole scarpe dalla punta tonda. Sì, anche una borsa di pelle e una spilla d’argento. Un abito stretto in vita, un cappello dalla tesa larga e poggiato senza fretta sui boccoli biondi. Un’ombra accennata sulle labbra rosse.
    La notte prima del nostro incontro sotto il pesco oltre l’ultima banchina della stazione non ho chiuso occhio. Ho immaginato la sua voce, le storie che aveva risparmiato alla carta e che mi avrebbe raccontato a voce, la sua mano nodosa poggiata sulla mia.
    Ho atteso lo schiarirsi della notte con foga, sentendo ogni parte di me cantare con forza. I miei abiti stirati e profumati in paziente attesa ai piedi del letto.
    Poi, un’ora prima del tempo, ho raggiunto con passi frettolosi la panchina all’ombra del pesco. Lui era già lì.
    Le spalle larghe riempivano una giacca del colore delle olive d’estate. Gli occhi erano dello stesso colore del ghiaccio profondo, ma custodivano una luce calda. Il suo volto bagnato dall’ombra dei petali chiari era sereno.
    Ci siamo abbracciati con una forza disperata, provando a fondere i nostri corpi, provando a nascondere le lacrime roventi. Ci siamo seduti e ci siamo abbracciati ancora.
    Il mio A. mi ha baciato le mani, mi ha raccontato con calma tutto quel che aveva voglia di raccontarmi. Io ho accolto dolcemente quello sgorgare, lasciandolo fluire in me. Mi ha raccontato delle grandi navi americane, dei cieli tagliati da aerei affilati, del fango e degli amici che non hanno potuto assaggiare la primavera.
    Gli ho raccontato di me, dei miei sogni, delle notti passate a pregare, dei nuovissimi profumi scoperti al mercato, di quanto mi piacerebbe provare a guidare.
    Al ritmo delle nostre parole, i treni sono partiti, uno alla volta, sbuffando nuvole candide.
    «Inès, amore mio, voglio sposarti». Mi ha detto semplicemente, mentre il vento tiepido mi attraversava da parte a parte.
    «Lo voglio anche io, amore mio». Gli ho risposto senza pensarci. Non ne avevo bisogno.
    Lui ha appoggiato teneramente le sue labbra sulle mie, si è scusato per l’invadenza e poi mi ha baciato ancora.
    Ha raccolto il cappello tra le mani e ci siamo dati appuntamento all’indomani, sempre lì.
    Mi ha sorriso e mi ha ringraziato.
    «Grazie, I».
    Dopodiché si è voltato e il suo passo lento lo ha portato via da me. Ad ogni passo i suoi capelli diventavano un po’ più grigi, le sue spalle più ricurve, la sua pelle più densa di macchie

    Ho poggiato l’ultima lettera sulla sua tomba qualche giorno dopo. L’ho poggiata con cura, con delicatezza, all’ombra delle cifre scure che scandivano il 1922.
    «Grazie, per la storia d’amore più bella che potessi desiderare. Sempre tua, I».
    Mentre il fischio lontano di un treno si perdeva nella valle, ho accarezzato anche la foto di lei, lì accanto. L’ho ripulita dalla patina del tempo, l’ho lucidata e ne ho ammirato la bellezza.
    Ho lasciato una lettera anche a lei, scusandomi, ma con la certezza che in qualche modo avrebbe potuto capire.
    «Spero ora possiate tornare a viaggiare insieme su quel treno, Inés».

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